giovedì 28 giugno 2012

Moldavi di Mirandola(ITA) rifiutano aiuti finanziari dalla  R.Moldova.

VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=NApXzuAmcyg&feature=player_embedded

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Uno dei motivi per cui Gesù Cristo era ben compreso dalle folle  è perché parlava al popolo  usando le parabole le quali non erano mai riferite direttamente agli ascoltatori, così facendo otteneva   sempre molta attenzione e successo anche tra le persone più permalose.

E allora mi viene in mente  la storia di quei pastori che avevano  un gregge di pecore ed un giorno un gruppo di pecore più robuste decise di spostarsi in montagna dove i pascoli erano migliori, così facendo vennero seguite anche dai pastori più robusti e scaltri. Le altre pecore, più magre, che non avevano  forza  per trasferirsi  rimasero a valle,  al caldo con i pascoli secchi e con i pochi pastori rimasti  in pianura,  i più per aiutare le pecore deboli  ma altri perché non  se la sentiva di salire in montagna .

Un giorno in montagna sopravvenne un temporale cosi forte che portò via tutti i pascoli e le pecore, ben pasciute,  si lamentarono che dalla valle non arrivava nessun aiuto  ad alleviare la sofferenza dell’attesa che il pascolo riprendesse vita.  Ma quando qualcuno  dalla valle fece un gesto caritatevole  in loro favore le pecore lo rifiutarono  perché giudicato troppo misero  e  invece  di indirizzare gli aiuti alle pecore sofferenti della valle lo offrirono ai pastori  i quali, a loro volta  indignati  quanto le pecore,  lo rifiutarono. 

Fu una fortuna per le povere pecore della valle che così non si videro sottrarre il già misero  cibo disponibile.  E’ proprio vero che non sempre il male viene per nuocere.

Global

domenica 6 maggio 2012


identità nazionale e giovani emigranti moldavi .
Un giovane moldavo in Italia da quando aveva nove anni era assai confuso della sua identità nazionale e cercava di capire le radici della sua patria di origine. Sebbene conoscesse alla perfezione la storia d’Italia,  patria di adozione,  non era mai riuscito a conoscere la storia del suo paese di origine, ne sentiva palare dagli adulti ma questi sostenevano tesi contrastanti che gli creavano solo confusione. Il giovane fece allora indagini da solo e su internet  iniziò  a raccogliere notizie e dati, ma i siti riflettevano i condizionamenti di chi li aveva realizzati e si ritrova nella stessa confusione iniziale.
 Decisi di aiutarlo, e capii una verità incredibile, cioè che in Moldova la storia veniva insegnata in modo diverso da tutti gli altri paesi.  Mentre in Italia la storia si insegna a partire dalle prime fonti disponibili sulle popolazioni vissute sul territorio italiano fino ai giorni nostri, in Moldova si insegna la storia a partire dal 1858 circa, anno di nascita  della Romania. Ma, incredibile,  non si tratta della storia della Moldova bensì quella della Romania, infatti i libri scolastici di storia recano il titolo “Storia della Romania” e non “Storia della Moldova”.  Questa realtà l’avevo già incontrata, ma non compresa, leggendo una tesi universitaria nella quale una ragazza intervistata sul suo sentimento patriottico per la Moldova o per la Romania, confessava di essere molto confusa sul tema e rimproverava il fatto che  a scuola non gli era stata insegnata la storia “integrale”.
Ho cosi appreso che la Moldova, come tutti paesi dell’ex Urss, soffre di profonde divisioni etniche  derivanti dalle rovinose  politiche russe, e successivamente sovietiche, di snaturamento delle etnie disarticolate dalle terre di origine per evitare che venisse conservata memoria di ogni originale identificazione nazionale, causa di ribellioni al potere di Mosca.  I russi spostarono forzatamente milioni di persone da un paese all’altro nel tentativo di  creare fedeltà all’unica identità nazionale.  Trapiantarono cosi  nei nuovi domini la loro classe dirigente per controllare, riconvertire e manipolare la cultura dei nuovi popoli assoggettati imponendo propri modelli sociali e,  soprattutto,  lo studio della storia della Russia nelle scuole per creare i futuri sudditi.
Quei metodi di sottile manipolazione dei sovietici (già degli zar), sono  gli stessi con i quali oggi in Moldova i filo romeni impongono nelle scuole  moldave  l’insegnamento della “Storia della Romania” e non quella dello Moldova che è uno Stato composto anche da popolazioni russe, ucraine, turche e altre minoranze. Si tratta di una imposizione, contraria ai principi del multiculturalismo, esercitata da una minoranza culturale contro lo stesso Stato moldavo che, in questo caso, non esercita la sua sovranità in difesa di tutta la popolazione moldava presente nel suo territorio, dimenticando che la libertà è un valore che vive solo nella verità, e la verità della storia si apprende nelle scuole, senza limiti e senza censure, per creare una sana coscienza nazionale nelle nuove generazioni.  
Un  metodo inconciliabile con una società moderna globalizzata e soprattutto inimmaginabile per qualsiasi stato interessato ad entrare in  Europa la quale, costruita sui principi di pluralità culturale e universalità dei diritti, non tarderà a richiamare al dovere il Governo moldavo, tanto più che è già in corso la richiesta della UE affinché la Moldova adotti una legge che legittimi la pari dignità condannando le possibili discriminazioni nei confronti di ogni diversità, quindi nei confronti di  minoranze etniche, religiose, sessuali, linguistiche.
Gli aspetti paradossali di questa situazione sono da un lato la minoranza pro-rumena al governo che pur rinnegando la Storia della Moldova vuole fermamente entrare in Europa ma ignora quanto questa sia impegnata  nella integrazione e pari dignità di tutti i cittadini per la costruzione di un società multietnica, tollerante, inclusiva e  anche dialogante senza “puntum” di chi  non ha argomenti a sostegno della propria ragione, e dal lato opposto la minoranza pro-russa che chiede il corretto insegnamento della storia dello Stato moldavo ma allo stesso tempo, tramite la chiesa russa,  contesta la legge della parità dei diritti chiesta dalla UE perché non vuole riconoscere pari dignità agli omosessuali.   Ora considerato che gli omosessuali in quanto tali non sono mai stati condannati dalla religione cristiana sorge il dubbio che non si tratti tanto di un ostracismo ai gay quanto una contestazione all’ingresso nella UE.
Sulla identità nazionale va qui ricordato che in una nazione democratica quando un gruppo etnico (o religioso, culturale ecc),  pensa che la propria idea di identità nazionale sia migliore di quella di tutti gli altri,  viene identificato  con il termine nazionalista,  ad indicare una degenerazione della identità nazionale. Va anche detto che la nazione moderna, intesa come entità indipendente e sovrana,  mai si identifica in un solo gruppo etnico inteso come comunanza di cultura, religione, credenze, lingua e  abitudini. Esistono in Moldova identità nazionali ucraine e gagause, come in Italia esistono significative comunità di nazionalità albanese e austriaca-tirolese con la loro lingua e religione. Così è in tutti i paesi del mondo.  E’ anche noto che  l’identità individuale è  strettamente connessa al proprio passato, ed è il prodotto della nostra vita, cosi come l’identità collettiva è connessa con la storia della popolazione di un territorio con la quale se ne condivide la sorte.  In proposito afferma il sociologo  G. Sartori  ” l’identità nazionale è un elemento a cui non si può rinunciare, non tenerne conto sarebbe un grave errore, perché le società non possono funzionare senza un tessuto sociale chiaro e solido, e senza di esso i cittadini e gli individui diverrebbero altrettanti atomi scollegati”.
Le identità etniche  si trasformano  in nazioni  in due modi,  spontaneamente dal basso o attraverso un processo di unificazione dall’alto.  In Moldova sono occorsi tutti e due questi metodi, perché l’iniziale processo dal basso, che pure ha visto tutti i gruppi etnici, russi compresi,  rivendicare la libertà dall’Urss non è stato sufficiente, ed oggi è ancora in corso il processo di unificazione dall’alto.  Il processo di unificazione nazionale è un processo normale perché  la nazione  non  è una realtà naturale né una  struttura fissa e indistruttibile, non è un fatto etnico oggettivo, la nazione è una “invenzione” che ha bisogno di essere riconosciuta tutti i giorni, esiste in quanto la si vuole, può cessare di esistere nel momento che non la si vuole più, è fatta di culture condivise, di consenso corrisposto di realtà e memorie comuni. 
 Capisco che in Moldova il fatto che ambienti estremisti di lingua russa impossessandosi del tema dell’identità nazionale  creano difficoltà ad altri gruppi che nell’identità nazionale  vedono  riflesso il  “russismo”, ma questo si contrasta esaltando la partecipazione all’identità nazionale di tutti i cittadini moldavi senza distinzione di razza, religione, di etnia e di lingua affinché un cittadino moldavo sia anche cittadino europeo.  Proprio come richiede la Comunità europea a tutti gli stati che vogliono liberamente partecipare alla costruzione della nuova identità europea, nella quale essere moldavo dovrà essere sinonimo di essere europeo.
Quel giovane moldavo alla ricerca delle proprie radici è rimasto confuso dalle infinite divisioni della sua gente di origine, ancora alla ricerca di una forte identificazione nazionale, la sola condizione che possa emanare attrazione e  fascino affinché i giovani emigrati possano sentire nostalgia delle proprie origini.  In conclusione quel giovane moldavo più che con la patria di origine  ora si identifica con la patria adottiva alla quale presumibilmente legherà il proprio destino.

martedì 3 gennaio 2012

STORIA DI UNA EMANCIPAZIONE DIFFICILE.


Il riscatto di una donna moldava.

È proprio vero che la sofferenza spesso stimola le virtù. Lo testimonia la vicenda di Angela, una donna moldava, piccola, piena di energia, non proprio gratificata dalla natura. Per sfuggire alla miseria del suo Paese e non far patire la fame ai propri tre figli, emigra in Italia tra mille peripezie e pericoli inenarrabili.


Sola senza alcun appoggio morale e materiale, da immigrata irregolare riesce con tenacia ad inserirsi nel lavoro vendendosi la libertà. Infatti lavorerà sempre come badante a tempo pieno per guadagnare molto e  spendere poco.


Invia denaro in Moldova per mantenere i figli , ma anche … per mantenere il marito, già perché ha anche un marito. Uno di quegli uomini che non è proprio raro incontrare in Moldova, uomini che amano così tanto bere, da non avere tempo per lavorare e che in famiglia esercitano la funzione di maschio e il ruolo di padrone, picchiando moglie e figli.


Questa piccola donna, sepolta viva nelle case degli italiani, sfama i suoi figli, ma si preoccupa anche del loro avvenire. Quindi fa di tutto per farli venire in Italia, si informa sul come, quando e dove poter collocare inizialmente il figlio più grande. Paga migliaia di euro ad una organizzazione per fare entrare da clandestino il figlio più grande che ha 13 anni. Finge di abbandonarlo, perché sa che le autorità, trovando un minore, lo affideranno ad un istituto dove i ragazzi abbandonati e senza famiglia vengono accuditi ed avviati ad un mestiere. Angela segue l’operazione del ritrovamento da lontano. Poi dopo aver individuato l’istituto dove si trova il figlio, lo incontrerà la domenica quando esce dall’istituto.


Più difficile è stato far venire la seconda figlia. In questo caso rischia tutto, ma non può lasciarla con un padre alcolizzato che porta in casa le donne di piacere senza alcun riguardo per i figli. Così, da clandestina torna in Moldova e sempre da clandestina ritorna in Italia con la figlia, dopo aver pagato l’organizzazione che organizza il viaggio.


Con il terzo figlio è tutto più semplice, infatti, ottenuto il permesso di soggiorno e assolte le procedure amministrative per il ricongiungimento familiare, parte con un volo. Però, quando arriva in Moldova trova in casa il marito disoccupato che ormai mantiene una amante stabile con la quale spende i soldi che invia per il figlio. Non si scoraggia, concede il divorzio al marito violento, traditore, disoccupato ed alcolizzato. Ma il marito capisce che se perde l’ultimo figlio perde anche le rimesse che la moglie invia per mantenerlo e che lui usa per amanti e alcool. Allora si oppone e chiede soldi per autorizzarne la partenza.


La piccola eroina paga il riscatto di 5.000 € e porta in salvo in Italia l’ultimo figlio, abbandonando definitivamente la Moldova.


...Se non fosse una storia vera, questa potrebbe essere la favola di una allodola che porta in salvo i propri piccoli da un nido esposto a un grave pericolo.


Ormai il figlio più grande è un meccanico e la seconda è parrucchiera. La madre, sempre sepolta in una famiglia italiana, da lontano li gestisce e organizza, prende in affitto un piccolo appartamento e la domenica li raggiunge, finalmente sembra avere risolto i suoi problemi, ma non è così.


Un giorno il figlio grande viene avvicinato da alcuni connazionali, appositamente venuti dal nord Italia, che con fare minaccioso gli rimproverano di aver abbandonato e dimenticato il povero padre in Moldova che ora vive in grave difficoltà. Lo invitano così a fare il suo dovere consegnando loro una somma che avrebbero fatto recapitare al poveretto. Il ragazzo, purché impaurito dalle minacce, racconta la vera storia e confessa che con il suo lavoro intermittente riesce appena a contribuire alle spese della famiglia. I due prepotenti restano sorpresi e commossi da quanto appreso e, lasciando libero il povero ragazzo, gli promettono che avrebbero richiesto le spese al padre.


Ma la vicenda ha un seguito. Un bel giorno in Italia bussa alla porta dei figli il padre padrone, si presenta ai figli come un uomo solo ed abbandonato, li impietosisce e li convince ha chiedere la generosità della madre per ospitarlo nella loro casetta. In realtà è venuto per chiedere alla moglie di rinunciare all’assegno che nella sentenza di divorzio il giudice gli ha imposto di pagare per il mantenimento dei figli.


E qui avviene il colpo di scena. La povera Angela dopo tutti i patimenti, le sofferenze, lo sfruttamento, i ricatti, le botte subite e l’umiliazione del tradimento si accorge di essere diventata forte. Si accorge di essere diventata autonoma nel pensiero e nelle azioni, che non è più disposta a subire, che non si sente più inferiore al marito ne a nessuno altro, che non è più disposta di fare finta di non vedere e di non sentire.


In quel momento decide di dire basta, con un sol colpo sistema tutta la famiglia. Ai figli, cosi indulgenti con il padre, dichiara che se amano così tanto il padre possono tornare a vivere con lui in Moldova, facendo così la felicità del genitore che non dovrà più pagare gli alimenti per loro, infatti la sua generosità la urla, dicendo che pagherà volentieri tutti gli alimenti per assecondare pace e serenità a tutta la famiglia. Quindi intima al marito di raccogliere le sue cose e lasciare immediatamente la casa insieme a quei figli che per amore vogliono seguirlo, altrimenti avrebbe chiamato la polizia.


E’ un colpo di teatro, una scena di esemplare liberazione e riscatto. Da quel momento Angela si sente emancipata, finalmente libera, padrona di se stessa, consapevole di poter pretendere rispetto da tutti, consapevole di aver conquistato la libertà, di poter scegliere di essere ciò che desidera, di dire o fare ciò che vuole, di non avere vincoli di nessun genere, di non dover rendere conto del suo operato a nessun paesano e a nessun parente, di non essere più succube di nessuna consuetudine o usanza e di nessuna tradizione popolare, se non per sua libera scelta.


Angela si è costruita la sua emancipazione con sofferenza e sacrifici, dopo un percorso di stenti, di sofferenze morali, fisiche e mentali, di umiliazioni e di vergogna. Con la sua piccola cultura, ma con forza d’animo e semplicità c’è riuscita. La sua vita è cambiata per sempre.


Ma ancora poche sono le donne disposte a fare tanto, e anche capaci di apprezzare questa storia. Per questo motivo questa storia merita considerazione e attenzione da parte di chiunque abbia la possibilità di diffonderla. Facciamola circolare e conoscere soprattutto in Moldova. 

Un articolo  di GLOBAL 

I MOLDAVI VISTI DA UN ITALIANO... 


Un  articolo di GLOBAL.


Mi capita spesso di frequentare persone moldave che lavorano in Italia e ho capito che uno dei temi che più dividono la loro comunità è la considerazione che ognuno ha della indipendenza e sovranità della propria Patria. 

Credevo fosse un fenomeno da emigranti, ma nel 2009 a Chisinau, insieme ad alcuni imprenditori italiani ho pranzato con esponenti del mondo universitario e parlando del futuro della Moldova, con grande sorpresa, ho ascoltato gli accademici esternare la loro ferma determinazione nell’ auspicare l’unificazione della repubblica di Moldova con la Repubblica di Romania rivendicando una identità culturale e linguistica con la confinante regione rumena della Moldavia. 

Gli italiani esterrefatti chiedevano come mai la parte colta di un popolo - che da paese occupato ha ottenuto l’indipendenza - desidera sottomettersi ad un'altra nazione rinunciando alla propria libertà e sovranità, contrariamente a quanto invece accade in ogni parte del mondo dove anche con le più piccole espressioni etniche, linguistiche, culturali ecc.. si invoca e si combatte per l’indipendenza, l’autonomia e la libertà. 

Sorpresi della reazione degli italiani che consideravano antistorica e contro tendenza la rinuncia di un popolo alla propria sovranità, gli intellettuali moldavi affermarono che la liberta che avevano ottenuto era una libertà inutile, che non sapevano cosa farci quando non si possiedono i mezzi per ottenere progresso e benessere per il popolo. Inoltre, aggiungevano, che la necessità di diventare rumeni era anche dettata dalla opportunità di entrare immediatamente nell’Unione Europea, obiettivo altrimenti raggiungibile solo in tempi molto lunghi. 

In altre parole, a meno che non avessero trovato giacimenti d’oro, erano disposti a vendere sovranità, autonomia, libertà e dignità di popolo in cambio del benessere. 

Da questo incontro ho ricevuto la certezza che in alcuni ambienti della cultura moldava manca del tutto il valore dell’identità nazionale, e si ignora del tutto il concetto di sovranità nazionale. Atteggiamenti analoghi in Italia sono puniti come attentato alla Costituzione, ma se si tratta di stranieri questi potrebbero essere espulsi per attività sovversiva contro la Repubblica di Moldova, avendo l’Italia riconosciuto la sovranità del popolo moldavo. 

Tuttavia questo atteggiamento sembra riguardare una trascurabile minoranza di moldavi "pseudo-colti” che dall’altezza della loro cultura si confrontano solo con le elite artistiche della Romania. Infatti la maggior parte dei moldavi di Roma, conosciuti come ottimi e onesti lavoratori, con il popolo rumeno non desiderano affatto essere confusi, anche perché questi non godono di una buona reputazioni tra gli italiani. 

Questi atteggiamenti e manifestazioni di pensieri controtendenza (che in Italia sono definiti cultural-chic e contraddistinguono il pensiero post-comunista), sono l’espressione di chi è incapace di lottare per migliorare il presente, di chi fugge i sacrifici della globalizzazione, di chi ricorre al passato per condizionare il futuro, di chi presume di possedere la verità tacciando di ignoranza chi non la pensa come lui, di chi non accetta il presente quale risultato della storia. 

Questi minoritari circoli culturali, abbagliati da una libertà piovuta quasi per caso e senza lotta, sono incapaci di affrontare la dura povertà del proprio Paese, e ricercano nella fusione con la Romania una guida, o un padrone, meno odioso di Mosca, mostrando con questa scelta tutti i limiti di classe dirigente, inutile ma non dannosa perché incapace di prendere nelle proprie mani il destino dei propri connazionali. 

Purtroppo il partito pro-romania è rappresentato in Parlamento e senza capirlo può bloccare il processo storico della Moldova. Infatti a causa dell’esiguo margine dell’attuale Governo anche la minima divisione della maggioranza consentirebbe il ritorno dei comunisti al potere e con essi finirebbe il sogno europeo con il ritorno ai tempi bui del colonialismo commerciale dell’est. 

Ma quanto di ciò è inconsapevole il partito pro-Romania ?? Dopo aver saputo che nella rivoluzione twitter dell’aprile 2009 a Chisinau la bandiera Romena sul Parlamento era stata innalzata da infiltrati dei servizi comunisti, è lecito pensare che questo partito filo romeno e questi circoli siano presidiati ed infiltrati per far cadere l’attuale maggioranza e favorire il ritorno dei comunisti al potere. 


CITAZIONI per i moldavi.

Non c’è civiltà senza stabilità sociale. 
Non c’è stabilità sociale senza stabilità individuale.
(Aldous Huxley)


La servitù avvilisce gli uomini sino a farsene amare.
(Luc De Vauvenargues)